Qualche giorno fa avevano riportato la notizia di cronaca sull’insolita campagna scelta dallo zoo di Aalborg, in Danimarca, per ‘alimentare’ in maniera naturale i grandi felini che ospitano, dando loro animali ‘scartati’. Prevalentemente perché anziani, tra i quali anche cavalli. Perfino con una agevolazione fiscale…
A distanza di poco tempo, questa notizia torna, attraverso la testimonianza di una mamma che, nel 2020, ha donato il pony ventiduenne della propria figlia in quanto ‘malato’.
Il pony in questione si chiamava Chicago 57. Pare soffrisse di una forma particolarmente tenace e incurabile di eczema, che soprattutto in estate, con l’avvento degli insetti, si trasformava in una vera tortura per il povero animale.
A nulla sono valse – come spiega la donna – coperte, copertine, repellenti o altri metodi per tenerlo al riparo dagli insetti…
Da qui l’ipotesi, nel 2020, di mettere il pony ‘a dormire’ per evitargli, vista l’età, ulteriori sofferenze.
Una terribile responsabilità. Che ogni persona che ama e condivide la propria vita con gli animali sa che potrebbe capitare di dover prendere…
La scelta che fa discutere
Nel caso di Chicago 57, la sua sorte ‘dopo’ è stata lasciata nelle mani della allora 13enne giovane amazzone che ha dovuto scegliere se donare il suo amatissimo compagno di sport – possiamo solo immaginare il dolore – per la scienza, se seppellirlo o se farlo entrare nella catena alimentare dello zoo.
La ragazzina avrebbe deciso, secondo il racconto della madre, di lasciare che Chicago 57 continuasse a essere utile, dopo la sua morte, per altri animali.
E così il pony sarebbe stato sottoposto ad eutanasia e quindi dato in pasto ai leoni.
Il pragmatismo della natura sul ruolo di prede e predatori non è in discussione. Lo è semmai il valore formativo che un’azione del genere può avere su una ragazzina.
Posto che il senilicidio, così come pure altre forme di selezione sociale, sono stati da tempo superati – o almeno così si vorrebbe – l’eticità del rapporto con il proprio animale da affezione in una vicenda del genere non può che animare il dibattito… Così come pure il fatto di lasciare a una bambina una responsabilità così grande.